Gamba tira gamba: la funzione dello strisciare

Esiste un movimento che una persona da sé non può garantirsi intenzionalmente. Nessuno può allungarsi senza scatenare una contrazione in risposta. L’ inizio di qualsivoglia allungamento esclude questa possibilità sin da principio. I muscoli, infatti, sono costruiti per identificare l’ attività come contrazione. L’ allungamento è l’ esito, il risultato passivo di una contrazione. Se investiamo forza nell’ allungamento, il corpo riceve un doppio messaggio: esso interpreta l’ investimento attivo come necessità di produrre una contrazione e si ritrova intrappolato in una lotta con se stesso nella quale tenta di allungarsi e contrarsi nello stesso tempo. Quanto maggiore è lo sforzo investito nell’ allungamento, tanto maggiore sarà la forza necessaria per superare la resistenza della contrazione.

Tuttavia, in determinate condizioni e con un’ organizzazione adeguata, si può produrre l’ allungamento desiderato senza innescare l’ eccessiva reazione frustrante del conflitto con se stessi; l’ allungamento può verificarsi in tutta sicurezza se lo si produce come esito passivo di un’ altra azione.

Nella ” funzione dello strisciare ” il tallone di un piede si aggancia alle dita dell’ altro piede. Mobilizzando la caviglia in questa posizione si trascina l’ intero corpo perché si allunghi sia nella trazione sia nella spinta, senza dover scontare la resistenza. L’ allungamento che scorre da un’ estremità all’ altra, suscita un effetto domino coerente che rende uniforme l’ intero asse del corpo in termini di forza e armonia. Poiché quest’ azione si realizza nel contesto della funzione dello strisciare, il suo effetto riceve ulteriore potenza dallo schema della locomozione primaria, caratterizzato da coordinazione ed efficienza.